Perchè pubblicare sui social senza sponsorizzare non funziona più?

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Editorial | Giu 2021

Perché pubblicare sui social senza sponsorizzare non funziona più?

Negli ultimi anni, gli aggiornamenti di algoritmo su Facebook e Instagram hanno contribuito al calo delle reach organiche cambiando di fatto il modo di fare pubblicità sui social.

Ma prima di iniziare a capire perché pubblicare sui social senza sponsorizzare non funziona più, vediamo qual è la differenza tra copertura dei post organica e a pagamento.

Copertura organica vs. a pagamento

La copertura (o reach in inglese) di un post post corrisponde al numero di utenti che hanno visualizzato almeno una volta quel singolo post. Si divide in copertura a pagamento ed organica.

La copertura a pagamento equivale al numero di utenti a cui sono stati mostrati post a pagamento della tua Pagina, ovvero quei post con la dicitura “sponsorizzato”.

La copertura organica, invece, equivale al numero di utenti a cui sono stati mostrati post non a pagamento della tua Pagina, e può essere suddivisa a sua volta in virale e non virale.

  • Virale: quando gli utenti visualizzano contenuti della tua pagina perché gli amici di amici lasciano un like, seguono la tua pagina, interagiscono al post, condividono foto della tua Pagina e si registrano.
  • Non virale: quando gli utenti visualizzano contenuti sulla tua pagina. Ciò non include gli amici di amici che lasciano un like, seguono la tua pagina, interagiscono al post, condividono foto della tua Pagina e si registrano.

Ora arriviamo al nocciolo del problema: dal 2014 la copertura organica su Facebook è in costante calo, principalmente a causa della crescita della piattaforma e delle maggiori quantità di contenuti, e ad altri problemi che improvvisamente hanno iniziato a comparire, spingendo il social a fare dei cambiamenti

Gennaio 2017: viene introdotto un aggiornamento che classifica meglio i contenuti

Maggio 2017: Facebook dichiara guerra al click-bait, cioè quella pratica mirata a incentivare i clic al sito con titoli a effetto e ingannevoli

Settembre 2017: vengono premiati i contenuti mobile-friendly

Da gennaio ad agosto 2017, secondo uno studio di  BuzzSumo, la copertura organica è diminuita del 20% rispetto all’anno precedente. Questi dati indicano che il declino che molti brand e marketer hanno annunciato a gennaio 2018 e che hanno vissuto è solo una parte di un processo che in realtà è già iniziato nel 2013, volto a diminuire le campagne gratuite di brand su Facebook.

Come afferma un articolo di statista.com – Facebook sta cercando di spingere i marchi a pagare per una maggiore copertura dei loro contenuti diminuendo la portata organica dei post delle aziende che potrebbe presto raggiungere lo zero, il che significa che le aziende non saranno più in grado di raggiungere i propri fan di Facebook a costo zero (e questo già dal 2014).

Lo spazio dei contenuti organici inoltre, è diventato sempre più competitivo con il tempo e Facebook ha deciso di desaturare questi contenuti modificando l’algoritmo, in modo tale che l’utente veda contenuti organici in linea con i tuoi interessi. Nel gennaio 2018, Mark Zuckerberg ha scritto un post, spiegando che l’azienda stava spostando la sua attenzione verso il mantenimento delle connessioni tra le persone.

L’obiettivo di Zuckerberg è quindi mostrare contenuti alle persone, aiutarli a connettersi tra loro, interagire con altri utenti e in definitiva, rendere Facebook un luogo felice. Il che è un bene, a meno che tu non sia un imprenditore che cerca di raggiungere un nuovo pubblico!

“Usare i social media per connetterci con le persone alle quali teniamo può essere positivo per il nostro benessere. Possiamo sentirci più uniti e meno soli e questo risulta in correlazione sul lungo termine con il grado di felicità e di salute. Dall’altro lato, leggere passivamente o guardare video, anche se sono di intrattenimento o informativi, può non essere così positivo”.
Mark Zuckerberg
CEO Facebook

La motivazione di questo cambiamento quindi non è quello di escludere le aziende dal feed degli utenti, ma questa rimane comunque una conseguenza.

Tuttavia, il calo della copertura organica non riguarderà tutte le pagine; le pagine che per ora sono “sicure” sono quelle che sono attive da diversi anni e quelle che hanno una vera community di persone attive interessate ad interagire con il brand ogni giorno.

Un altro fattore che incide sul calo della copertura organica è il modo in cui viene calcolato ora: fino a febbraio 2018 la metrica di copertura prendeva in considerazione quante volte i tuoi contenuti erano stati caricati nei singoli feed di notizie. Ad oggi invece, Facebook calcola la copertura in base a quante volte un post entra nello schermo di una persona. Ciò rende la portata organica delle pagine più veritiera e coerente con il modo in cui le misure di Facebook raggiungono gli annunci.

Come e quanto bisogna investire per fare pubblicità sui social?

Una pubblicità efficace è quella che utilizza a suo vantaggio le potenzialità della piattaforma, quindi non semplici campagne costruite intorno ad un post, ma post basati su idee di campagne.

La strategia ideale da usare per sponsorizzare le campagne sui social è quella di non decidere a priori il posizionamento della campagna, ma focalizzarsi sulla qualità dei contenuti, declinarli nei vari formati (stories e feed) e lasciare i posizionamenti automatici, dopo aver fatto tutti i test necessari e raccolto un po’ di dati su cosa funziona e cosa no.

Per quanto riguarda il quanto, il budget “giusto” da investire varia in base a fattori che possono essere interni all’azienda (come  la tipologia di azienda, il settore, il modello di business e gli obiettivi che si vogliono raggiungere) o esterni (come i meccanismi ad asta della piattaforma e la competitività del settore in un dato paese).

Nel caso di aziende con clienti che hanno bisogno di un contatto commerciale  per chiudere un acquisto o aziende B2B o B2C che vogliono fare lead generation, ossia campagne social per generare contatti da gestire poi in modo manuale o automatico tramite e-mail o chat-bot, i prezzi partono da 25€ al giorno prendendo come riferimento tutto il territorio nazionale.

Per gli e-commerce che vogliono vendere i propri prodotti sulla loro piattaforma minimizzando il contatto con il cliente la soluzione ideale sarebbero delle campagne che generino vendite dal proprio sito o dagli shop offerti dai social, quindi campagne con un funnel incentrato sulla conversione dei clienti in due step, il prospecting, dove andremo a presentare il prodotto al cliente con l’obiettivo che venga visualizzato e/o aggiunto al carrello, per poi passare alla seconda fase con il re-targeting facendo completare l’acquisto del nostro prodotto ai clienti interessati. I prezzi in questo caso partono dai 20 ai 35€ al giorno, prendendo sempre come riferimento il territorio nazionale.

Per finire, se sei un’azienda che opere prevalentemente nella propria area geografica vendendo prevalentemente offline (quindi negozi e business locali) la soluzione ideale sarebbero delle campagne che facciano conoscere il brand e che generino  contatti rispetto alla vendita del prodotto, quindi campagne di copertura e di interazione con una centralità sul contenuto che anticipano possibili domande e che facciano parlare del brand. Qui i prezzi partono da 3€ al giorno se solo per un quartiere, per arrivare fino da un budget giornaliero di 10/15 € per un intera città.

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SEO & SEM | Differenze e best practices per una SEO corretta

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Editorial | Mag 2021

SEO & SEM

Differenze e best practices per una SEO corretta

by Matteo Tirante

Per SEO (Search Engine Optimization) e SEM (Search engine marketing) si intendono tutte quelle strategie ed attività volte a migliorare la visibilità di un sito web sui motori di ricerca, la differenza tra le due e che la SEM prevede un budget mentre la SEO no.

 

Prima di parlare delle tecniche base di una buona SEO, facciamo un piccolo riepilogo sul modo in cui Google gestisce i risultati di ricerca.

 

È tutta questione di posizioni

Immagina la ricerca di Google come il pubblico di un concerto, gli spettatori che sono avanti avranno una visibilità maggiore di quelli che sono dietro, quindi e più probabile che quando il cantante sceglierà qualcuno tra il pubblico, sarà nelle prime file e non nelle ultime.

La stessa cosa succede nella ricerca di Google dove chi è in cima alla lista dei risultati avrà una visibilità maggiore e più possibilità di essere scelto dall’utente che ha effettuato la ricerca, ma come chi è in prima fila ha pagato un biglietto più alto per essere in cima, anche per essere in cima ai risultati di Google bisogna pagare, i primi 4 risultati infatti sono annunci a pagamento: che cosa vuol dire? Semplicemente che devi pagare Google per apparire in quella posizione, tramite un meccanismo ad “aste” basato sul Pay per Click (PPC).

In estrema sintesi: se vuoi apparire in quelle 3/4 posizioni per la chiave di ricerca “negozio gelati Milano”, devi stanziare un budget ed un periodo di riferimento della campagna pubblicitaria.  Quando un utente vedrà il tuo annuncio sponsorizzato e ci cliccherà sopra, spenderai dei soldi. 

Quanto? Dipende da quanti competitor stanno facendo la stessa cosa. Per questo si tratta di un meccanismo “ad asta”: si compete con gli altri per apparire nei primi risultati.

Quali sono i vantaggi degli annunci sponsorizzati su Google? LA POSIZIONE. Google, dovendo monetizzare, garantisce la migliore visibilità a chi paga. Gli svantaggi? Quando smetti di pagare, sparisci da quelle posizioni.

Sotto gli annunci a pagamento (che, ripetiamo, si riferiscono alle prime tre / quattro posizioni) si apre il mondo della ricerca “organica”, ovvero dei risultati NON a pagamento. È qui che agisce la SEO.

SEO & Best practices

Una buona SEO permette di raggiungere quei risultati in maniera abbastanza stabile nel tempo: se vengo posizionato in prima posizione per la chiave di ricerca “negozio gelati Milano”, adottando alcune tecniche ed accorgimenti ad hoc manterrò la posizione nei mesi (o negli anni). 

La differenza è quindi sostanziale: con gli annunci a pagamento (SEM) appaio nelle posizioni migliori, ma devo pagare ogni giorno per esserci. Con un servizio SEO, pago un professionista per raggiungere determinate posizione e mantenerle, ma queste rimangono sostanzialmente stabili nel tempo. I costi, inoltre, sono nettamente inferiori (per approfondire questo discorso puoi inviarci una richiesta di informazioni tramite il nostro form di contatto: aboutweb.it/contatti).

Abbiamo spiegato la differenza tra un servizio SEO e le campagne sponsorizzate su Google (SEM) ; adesso andiamo a vedere quali sono i fattori che incidono maggiormente su un buon posizionamento “organico” (ovvero NON a pagamento).

1. Bloccare la scansione indesiderata di informazioni non sensibili usando un file robots.txt

Un file robots.txt indica ai motori di ricerca se possono accedere a parti del sito e quindi eseguirne la scansione. Questo file, che deve essere denominato “robots.txt”, viene inserito nella directory principale del sito. È possibile che le pagine bloccate da robots.txt siano comunque sottoposte a scansione, pertanto devi utilizzare un metodo più sicuro per le pagine che contengono dati sensibili.

2. Descrivere accuratamente i contenuti della pagina

Scegli un titolo di facile lettura e che comunichi in modo efficace l’argomento dei contenuti della pagina.

3. Riassumere con precisione i contenuti della pagina

Scrivi una descrizione che sia allo stesso tempo informativa e interessante per gli utenti che hanno visto il tuo meta tag description come snippet in un risultato di ricerca. Non esiste un limite di lunghezza minima o massima del meta tag description, tuttavia ti consigliamo di assicurarti che sia abbastanza lungo da essere completamente mostrato nei risultati di ricerca (tieni presente che gli utenti potrebbero vedere snippet di dimensioni diverse a seconda di come e dove eseguono la ricerca) e contenga tutte le informazioni necessarie agli utenti per capire se la pagina sia utile e di loro interesse.

4. Immaginare di scrivere un riepilogo

Proprio come faresti per scrivere il riepilogo di un documento di grandi dimensioni, pensa quali sono i punti principali e secondari dei contenuti della pagina e decidi dove utilizzare correttamente i tag heading.

5. Controllare il markup tramite il test dei risultati multimediali

Una volta applicato il markup ai contenuti, puoi eseguire il test dei risultati multimediali offerto da Google25 per assicurarti che non ci siano errori nell’implementazione. Puoi inserire l’URL dei contenuti o copiare l’HTML effettivo che include il markup.

6. Creare una gerarchia di flusso naturale

Semplifica il più possibile per gli utenti l’accesso ai contenuti sul tuo sito, dai più generici ai più specifici. Aggiungi quando appropriato pagine di navigazione e organizzale in modo efficace nella struttura dei link interni. Assicurati che tutte le pagine del sito siano raggiungibili tramite link e che non richiedano una funzionalità di ricerca interna per essere trovate. Collega le pagine correlate, ove opportuno, per consentire agli utenti di scoprire contenuti simili.

7. Utilizzare parole negli URL

Gli URL con parole pertinenti ai contenuti e alla struttura del sito risultano più semplici per i visitatori del sito.

8. Scrivere testo leggibile

Gli utenti amano contenuti ben scritti e facili da seguire.

9. Scegliere testo descrittivo

L’anchor text che utilizzi per un link dovrebbe fornire almeno un’idea di base sull’argomento della pagina collegata.

10. Utilizzare gli elementi HTML < img > o < picture >.

Il markup HTML semantico consente ai crawler di trovare ed elaborare le immagini. Con l’elemento <picture> puoi anche specificare più opzioni per diverse dimensioni dello schermo per le immagini adattabili. Puoi anche utilizzare l’attributo loading=”lazy” per le immagini per velocizzare il caricamento della pagina.

11. Utilizzare nomi file e testo alternativo brevi ma descrittivi

Come molte altre parti della pagina oggetto di ottimizzazione, i nomi file e il testo alternativo risultano più efficaci quando sono brevi ma descrittivi.

12. Acquisire familiarità con i siti di social media

I siti creati attorno all’interazione degli utenti e alla condivisione hanno reso più facile mettere in contatto gruppi di utenti aventi un interesse comune con contenuti pertinenti.

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